Ma Hollywood non è Hong-Kong: e BROKEN ARROW porta pure la firma dello sceneggiatore Graham Yost, autore di un film di successo come SPEED: ergo, medesimo eroe che si destreggia con impareggiabile dispendio fisico per neutralizzare lo psicotico che vuol fare esplodere mezzo mondo (là si trattava di un bus carico di passeggeri, qui addirittura di un'atomica rubata a quegli scemi del Pentagono), stessa ragazza coraggiosa che inaspettatamente giunge a dare una mano, stessi elicotteri, treni, veicoli in corsa sotto i quali arrischiare di finire stritolati al penultimo fotogramma. E sopporta il peso, BROKEN ARROW, di una concezione del cinema che è quella di un'industria che deve andare sul sicuro: dove sicuro è sinonimo di non arrischiare investimenti di milioni.

Che John Woo abbia una sua mondo resta evidente: l'Utah è splendido, cosi come il suo deserto filmato (e sonorizzato) alla Sergio Leone, certe sparatorie semiserie ricordano i balletti balistici dei grandi momenti dell'autore di THE KILLER. Ma John Travolta è pessimo nel ruolo del cattivo disertore USA: tutto smorfie scimmiesche ed assurde battutine semiserie che - dovrebbero spiegarglielo una volta per tutte- se andavano benissimo per l'ironia dissacrante del Tarantino di PULP FICTION, era è meglio far ritorno alle febbriciattole del sabato sera.